Passai molto tempo, ad Amare quella meravigliosa creatura.Ero innamorato…

Una distesa immensa, azzurra e trasparente lambisce le coste sinuose di una piccola isola greca. La più tropicale delle isole dell’Egeo.
 
Ventisette anni fa fluttuavo leggero sulla superficie di queste acque cristalline che sembravano essere pervase da colori angelici. Lo sguardo assorto sulla mia sagoma riflessa a cinque metri di profondità, i raggi solari proiettati sul fondale animavano cristalli liquidi. 
 
Vidi un piccolo cumulo di conchiglie del diametro di un metro circa ed iniziai a scendere sul fondale attaccandomi ad una pietra guardando la sommità del cumulo. Scorsi una sorta di luce. Prendevo aria e scendevo nuovamente. Era un occhio… un bagliore di vita pulsava li dentro. Cosa mai poteva essere? Una sirena? Un mostro marino? Un animale raro?
 
Gli sguardi tra me e “Lei”, divennero sempre più intensi e ravvicinati… io a testa in giù con gli occhi a pochi centimetri dal cumulo di conchiglie.
 
In uno stato interiore di grazia immensa, immerso in quello sconfinato liquido amniotico che é il mare, in una dimensione onirica senza tempo e spazio… dimenticavo di dover respirare. Le contrazioni del diaframma mi destavano da quel torpore obbligandomi a salire ogni volta per recuperare aria in affanno.
 
Passai molto tempo, non so quanto, ad Amare quella meravigliosa creatura. Ero innamorato. Tra apnea estenuante ed aria da prendere in superficie.
 
Decisi di interrompere l’incantesimo togliendo delicatamente tutto il grumo di conchiglie. Volevo vederla.
 
Un polpo. Semplicemente un polpo. Di grandissime dimensioni, timido, ora sprotetto mi osservò incuriosito. Dopo qualche secondo si allontanò con inaspettata eleganza senza timore.
Ero a largo, i fondali in quella zona rimangono bassi per centinaia di metri. Pinneggiando al ritorno incontrai una delle sagome oscure che infestano la purezza di quelle acque. L’apneista con la fiocina. Sapevo che l’avrebbe vista. La visibilità era ottima. E non c’erano anse in cui potesse nascondersi. Il sale delle mie lacrime si mischiò a quello del Mare.
 
Dopo qualche decina di minuti l’apneista oscuro tornò a riva con Lei trafitta. La scaraventò ripetutamente sugli scogli ancora viva, cruenta usanza per rendere il polpo più morbido.
 
Ringrazio quel momento. Cambiò radicalmente la mia visione dell’esistenza. Sentii profondamente il cuore sanguinare, sentii rabbia immensa e percepii il dolore inflitto ad ogni essere senziente in ogni angolo della terra. Smisi di mangiare animali.
 
Ieri sera siamo stati deliziati dalle riprese artistiche di “My Octopus Teacher”. Un film documentario sul rapporto di amore tra un polpo ed un uomo che entrava in mare ogni giorno per incontrarlo.
Il mio polpo insegnante. Si.
 
Perché cerchiamo sempre risposte e soluzioni da grandi filosofie, saggi, esoteristi, e grandi scritti. Quando la vita stessa é maestra. In ogni sua manifestazione. Un polpo può essere un grande insegnante, se abbiamo l’umiltà di voler imparare. Imparare ad amare.
 
@Koufonissi Island ♢

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