Solo, immerso nella sinfonia delle ondeancora prigioniero, dolcemente prigioniero…

 

Questo piccolo golfo fuori stagione è magico. Un’isola. Un punto singolare in cui le energie vengono attratte e fatte precipitare in una dimensione senza tempo.

Qui sei prigioniero. Non c’è passato ne futuro, esiste solo l’attimo presente. Non hai un’identità, non hai riferimenti. A tratti è narcotizzante.

Mi incammino verso il tramonto, non voglio perderlo, la spiaggia è a una ventina di minuti. Incrocio lo sguardo sorridente di un uomo bello ed elegante. Sembra essere Peter Pan, eterno giovane. Ci specchiamo e ci riconosciamo in attimi infiniti. Dice che Pathos ed io ci somigliamo, vive in zona ma è di Milano e non sa se tornare o restare qui. È smarrito dentro, lo sento. Di fretta entrambi, un abbraccio inaspettato, spontaneo e forte, ci incontriamo presto al locale.

Percepisco di essere già entrato nel varco, nel luogo dove non esiste più il tempo, tutto accade rapidamente. Il sole si avvicina sempre più all’orizzonte, sembra non voler aspettarmi. Mi sento irrequieto. Sento che devo arrivare in tempo.

Una ragazza molto giovane da lontano mi osserva. Mi scruta. Insiste con lo sguardo. Io ricambio e continuo a rimanere nel suo intenso campo visivo, è imbarazzante la sua insistenza. Sarà un segno, dopo un po di indecisione decido di andare dritto verso lei proprio nell’attimo in cui si allontana mentre continua a voltarsi e guardarmi con la stessa voracità…

È tardissimo, corro verso l’orizzonte e dopo pochi minuti si dischiude finalmente dinnanzi a me la baia, l’immensa distesa marina proprio nell’attimo in cui il sole la sta penetrando.

Una sagoma amoniosa come un delfino fluttua sul fiume dorato scintillante del sole riflesso sulle onde. Vengo ipnotizzato. È dentro il mare, non ne è separato. Scivola sulle onde a largo come fosse una sirena, fluido scorre rapidamente sulla superficie dell’acqua. Vengono impressi dentro me fotogrammi emozionali di questo scenario surreale.

Tutta la sua grazie in mare svanisce sulla terra ferma. Dove diviene persino goffo. È un uomo anziano, di origine siciliana, basso e robusto. Calvo con denti bianchi e pelle abbronzata e luminosa. Claudicante, cammina con un po di difficoltà. Ha il viso intriso di fatica.

Dice che è stato colpito dal mio sguardo assorto e rivolto a nessuno. Fa il bagno anche a gennaio. Senza muta. Prima di entrare deve chiedere al mare il permesso di fondersi con lui e mentre è dentro gli parla. Dopo un po di chiacchiere sul nostro mare interiore e sull’acqua idrosalina dell’oceano che è la stessa del liquido amniotico da cui tutti noi proveniamo, mi dice che nuota qui da 40 anni e sono il primo ad accorgermi di come sta in acqua. “Sei fortunato ragazzo.”

Mi chiede di accogliere ciò che sta per dire, e congiungendo le mani in preghiera con gestualità sacra mi dice:
“Sii ambasciatore della Bellezza.”

Brividi percorrono la mia schiena e quasi commosso mi avvicino per abbracciarlo. Arretra di un passo. Dice che ci si può abbracciare anche con uno sguardo.

Mi incammino verso il bagliore del crepuscolo per salutare Lei.
Lei è una meravigliosa creatura. Una donna di 56 anni, che sino a cinque anni fa era un uomo, un manager olandese. Ha deciso di essere totalmente donna con la chirurgia, molto dolorosa. Ora sente che il suo corpo è in totale sintonia con la propria essenza. Ed è estremamente felice. Questo conta.

Con Lei abbiamo fatto ballate estasianti e condiviso attimi di silenzio. È cosa rara. Percepisco la sua essenza femminile ma anche, altrettanto, l’energia maschile del suo corpo. In lei l’anima è più evidente. È più visibile. È nuda. Perché non puoi darle un’etichetta, una forma. Non puoi fermarti all’esterno. La mente collassa. Puoi solo guardarla col cuore. Riparte domani mattina. E già mi manca.

Al locale di legno nel centro della baia incontro l’apneista. Fossi una donna lo bacerei. Alto, maestoso, moro, barba sfatta e capelli mossi sempre intrisi di salsedine e piccole gemme di sale. Insegna apnea. Insegna ai bimbi prima di immergersi in acqua ad immergersi dentro se stessi. Ha quella distanza dal mondo tipica di chi vive più in mare che in terra. È salato dentro. Faremo qualche immersione nel blu assieme.

Sono ancora qui, solo, il locale ha chiuso. Immerso nella sinfonia delle onde. Seduto su uno sgabello. Ancora prigioniero. Dolcemente prigioniero. Sto scrivendo con la mente offuscata per qualche sorso di birra a cui non sono abituato. La vaschetta delle patatine è vuota, Pathos dorme sulla spiaggia, inizia a fare freddo.

Sento di essere pervaso da uno stato di grazia interiore e senso di libertà immensa, ma al contempo avverto un senso di vuoto nel petto. Il vuoto che cerca casa. E casa non so più dove è.

Ogni sera prima di addormentarmi mi ricorderò di essere ambasciatore della Bellezza. Che incanto e che onore il solo provare a esserlo.

 
@Capraia Island ♢

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